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sabato 30 maggio 2015

Italia ed e-learning: testimonianza di una tendenza favorevole


Sia  per necessità di studio sia per approfondimento personale mi sono spesso imbattuta nella pratica dell’e-learning.
Lo sviluppo di software e applicativi web sempre più intuitivi nonchè la diffusione di un accesso alla rete sempre più facile e incentivata, sicuramente hanno contribuito all’uso di questa nuova pratica di formazione.
Personalmente ho tratto enormi benefici da questa modalità che in questi anni ho visto trasformarsi, ampliandosi da timida sperimentazione a sistema innovativo di formazione universitaria.
Ciò che ad un certo punto mi sono chiesta però è quanto le istituzioni abbiano influito su questo sviluppo repentino.

                                           L’Italia scommette sull’e-learning?


Nel cercare di rispondere  a questa domanda ho trovato un’interessante intervista a Massimo Faggioli, responsabile della sezione Didattica e Formazione dell’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica.
Ad una prima domanda relativa al confronto della situazione italiana nel più generale contesto europeo e statunitense, Faggioli sottolinea l’attenzione crescente dell’Unione Europea alla dimensione pedagogica dell’e-learning, che si è manifestata attraverso le indicazioni dei programmi comunitari susseguitisi negli anni.
L’Italia, nel seguire queste indicazioni, si è ritrovata un po’ in ritardo rispetto agli altri paesi della comunità nonché ai paesi d’oltreoceano e del continente asiatico.

Ben 53 Miliardi di dollari, è questo il valore del mercato mondiale dell’elearning nel 2010.
La maggior parte di questo business si svolge negli Stati Uniti ed in altri paesi Europei come Gran Bretagna e Germania.
L'uso di questa tecnologia fa dunque risparmiare tanto tempo e tanto denaro.
In Italia però la diffusione della pratica di formazione a distanza è stata notevolmente più lenta.
In particolare, per ciò che riguarda la IAD (Istruzione a Distanza) la fatica ad avviare nuove metodologie di apprendimento è dovuto alla radicata cultura scolastica tradizionale, difficile da implementare ed innovare poiché timorosa ed impreparata al cambiamento.

Ciò nonostante le tendenze sono positive.
Numerosi sono stati i piani nazionali promossi dal Ministero della Pubblica Istruzione per intervenire sull’alfabetizzazione digitale (di studenti e docenti) e sull’introduzione di strumentazioni tecnologiche di supporto alle attività didattiche.
Numerosi sono stati anche i corsi universitari avviatisi su tutto il territorio nazionale per lo studio delle innovazioni tecnologiche e l’adozione di metodiche e-learning (Politecnico di Milano, Università di Firenze nonché la recente piattaforma “Federica” dell’Università degli studi di Napoli Federico II, in fase di espansione sul modello MOOC).
Le risposte positive provengono anche dal fronte della formazione di tutor competenti, per integrare con risorse umane preparate questo sistema cosi “digitale” ma pur sempre fatto di persone.
Su questo argomento infatti, Faggioli sottolinea come siano gli stessi docenti italiani a percepire il bisogno di aggiornarsi come dimostrato dall’alto numero di iscrizioni volontarie agli eventi formativi.

In conclusione, dopo un inizio un po’ incerto e culturalmente difficoltoso da attuare, il piano italiano di implementazione delle tecniche e delle strumentazioni per l’apprendimento a distanza sembra ad una fase di accelerazione.
L’ambito accademico è quello in cui negli ultimi anni si manifesta più interesse e partecipazione.
Segnale che dopottutto “Il cambiamento è inevitabile, la crescita personale è una scelta” – Bob Proctor.



Fonti:

http://www.abacusweb.it/news/Quanto_scommette_lItalia_sullelearning_a_livello_di_istruzione/152/view/56/248/41/index.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/E-learning

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