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giovedì 4 giugno 2015

Guadagnarsi da vivere con l'e-learning: l' altra faccia della medaglia.

"Guadagnare online 1.000 Euro alla settimana è facile. Chiedimi come!" 

Quante volte abbiamo letto questa frase negli annunci pubblicitari, nei siti in cui navighiamo o nelle nostre email? Invece di parlarvi ancora di come apprendere e partecipare a corsi di formazione on-line grazie alla nuova didattica in e-learning, oggi voglio mostrarvi l' altra faccia della medaglia: guadagnare soldi grazie alla teledidattica. E' possibile? Altrochè! E' possibile, probabile e fattibile. Oggi confesso che ho fatto una scoperta sensazionale, amici. Forse alcuni di voi ne erano già a conoscenza ma a me piace immaginare di vivere in un mondo idilliaco, popolato da individui sempre felici in groppa ai propri unicorni e ignari delle insidie dell' universo. Ma questa è un' altra storia. Comunque, siccome mi piace pensare che siate tutti ingenui come me, vorrei rivelarvi che nell'era del web 2.0 guadagnare dei soldi sembra essere la cosa più semplice del mondo. Soprattutto con la nuova famosissima tendenza (o realtà, dipende dai punti di vista) della teledidattica. Nel caso specifico dell' e-learning abbiamo sempre parlato di quanto e come risulti vantaggioso questo nuovo e interattivo tipo di apprendimento per quelli che sono i fruitori di questo sistema, ma poco si parla di quanto lo sia anche per i fornitori di questo servizio. E' risaputo che chiunque di noi può decidere di mettere a disposizione dei nostri compari la propria esperienza, ma fino ad ora ero inconsapevole di quanto questo significasse realmente "monetizzare" la propria conoscenza. Cosa sto cercando di dirvi? Ok, arrivo al sodo. Webinar. Vi dice niente?
Vi spiego cos'è: semplicemente uno dei tanti sistemi di apprendimento online che consiste in seminari interattivi, in videoconferenza, che trovano il loro spazio nel mondo di Internet. I Webinar stano spopolando nel web per la loro estrema semplicità nella struttura e diffusione. Mi piacerebbe parlarvi del fatto che esistono corsi online e Webinar, appunto, su come fare un Webinar, e anche su come fare un Webinar su un Webinar, e guadagnare facendo un Webinar su come guadagnare con i Webinar. Ma vi risparmio questo loop interattivo( è estenuante, credetemi ) e arrivo al punto: i Webinar pagano bene e per questo molti di noi ne hanno fatto un lavoro. Chi ha capito le dimensioni e la forza d' impatto che questo tzunami di nome "e-learning" avrebbe avuto, ha anche capito che, come ogni tecnologia che si rispetti ha già fatto, avrebbe fruttato quattrini. Furbettoni. Guadagnare con i Webinar è abbastanza semplice e anche se bisogna conoscere diversi elementi, però, con qualche piccolo trucco, nel giro di tre settimane, ci si può lanciare in un evento dal vivo e:
 -Crearsi un seguito 
-Raccogliere potenziali interessati 
-Costruire con loro una Community 
-Lanciare un tuo prodotto o servizio 
-Guadagnare dalla vendita delle tue idee 
Luca Vanin e Fabio Ballor sono due startupper che, dopo anni e anni nel mondo della comunicazione e formazione online, hanno sperimentato che il Webinar Business è l' alternativa migliore e più divertente. I nostri giovani eroi, caso vuole, che raccontino la propria storia ed esperienza in ...indovinate? un Webinar! Ma i loro successi potrebbero parlare da sè: in 5 anni di Webinar Business hanno accumulato migliaia di ore di Webinar. Solo una delle loro piattaforme misura circa 1.500 ore di Webinar. E di piattaforme ne usano 5! Insegnalo.it e WebinarPRO sono due di queste e contano dai 10.000 ai 25.000 amici, clienti, partecipanti, iscritti, allievi. E sono in continua crescita! Comunque che i Webinar rappresentino un mercato fiorente non lo dicono solo Luca e Fabio!
Uno studio dal titolo “Analysis of the Global WebConferencing Market” pubblicato dalla Frost &Sullivan afferma che il mercato delle videoconferenze (e simili) nel 2017 potrebbe avvicinarsi ai 3 miliardi di dollari. Una cifra impressionante vero? E gli esperti di Marketing considerano il Webinar tra i primi 12 strumenti più efficaci per fare marketing! Ora, non so voi, ma io vado a seguire un Webinar su come fare Webinar Business perchè, se non l' aveste capito, sto dicendo che riempirsi le tasche di soldi lavorando poco e alla scrivania di casa non è più una fantasia. No no. E' realtà! E' Internet! E' Webinar! 


Fonti: -http://www.webinarpro.it/2014/11/webinar-business-devi-sapere-per-lavorareguadagnare-i-webinar/ -https://www.linkedin.com/pulse/20141121085047-11922414-guadagnare-online-con-iwebinar-hai-paura-di-farlo 

mercoledì 3 giugno 2015

Piccoli programmatori

La programmazione fa già parte del curriculum scolastico in Canada, Finlandia, Regno Unito e Stati Uniti e ora arriva anche in Francia, dato che la scuola non può più ignorare l’importanza delle discipline attinenti alla tecnologia digitale, secondo le parole del Ministro dell’istruzione francese Benoît Hamon. L’idea non è trasformare ogni studente in un programmatore, ma dare loro le nozioni di base per creare applicazioni mediante semplici algoritmi e identificare i talenti potenziali in questo campo.Come funziona:
La prima iniziativa in programma consisterà nel lancio di una campagna per creare consapevolezza in merito, mentre ci sono piani per estendere l’insegnamento della programmazione anche alle scuole secondarie in tempo per l’anno accademico 2015, con la collaborazione dei docenti di matematica e tecnologie.Per quanto riguarda i ragazzi della scuola primaria, le attività extracurriculari sono amministrate a livello locale. Varie realtà no-profit e fondazioni come Simplon.co, La Main à la pâte, Le Wagon, Coding Goûter e altre si sono già mosse per fornire attività che aumentino la consapevolezza dell’importanza di possedere un bagaglio di base di IT.Le iniziative francesi di scuola digitale:
- Banda larga ultraveloce per le scuole
Come già annunciato dalle autorità, la banda larga ultraveloce (30 megabit per secondo – due gigabit per secondo) dovrebbe coprire la maggior parte della Francia entro il 2022.
Cinque milioni di euro sono stati investiti in banda larga veloce (almeno otto – dieci megabit per secondo) a favore di di novemila scuole.
- Tablet, PC e risorse digitali per il 2020
I ministeri di istruzione e industria hanno annunciato una serie di misure per equipaggiare la totalità dei docenti primari e secondari inferiori, oltre che il 70 percento degli studenti, di PC e tavolette equipaggiate con strumenti per la didattica digitale nel giro dei prossimi cinque anni.

Il modello "blended learning"





L'uso delle tecnologie ICT ai fini dell'apprendimento, sembra aver ridisegnato la tradizionale attività formativa, tuttavia ci sono alcune modalità che restano efficaci solo se applicate "face to face". In questo contesto è stata introdotta l'espressione "blended learning" che sta ad indicare una strategia di progettazione didattica che coniuga aspetti e metodi dell'apprendimento tradizionale con quelli dell'apprendimento online. Vi possono essere diverse tipologie di questo approccio, ad esempio un percorso formativo può essere blended (“combinato”) perchè fa ricorso a più tecnologie integrate; oppure un percorso formativo che abbina una modalità di comunicazione/formazione sincrone (come l’aula virtuale) e asincrone, (come il cd-rom). 
Altra tipologia di blended learning può essere la combinazione di più modalità di apprendimento (individuale e collaborativo). Possiamo quindi definire il blended learning come “erogazione di percorsi formativi che combina l’e-learning con la formazione in aula”,il cui modello nella comunità scientifica di riferimento viene percepito come l’unica metodologia didattica che possa essere davvero efficace. 
Dopo aver visto quali sono le ampie opportunità offerte dalle nuove tecnologie a supporto dell’apprendimento (maggiore flessibilità, superamento dei vincoli spazio temporali, economicità, ecc.), dobbiamo però riconoscere che la formazione online evidenzia limiti e debolezze che possono essere superate solo attraverso l’integrazione con altre modalità formative che prevedono l'interazione diretta. 
Questa metodologia blended rende quindi possibile l’utilizzo contemporaneo di più azioni formative, consentendo di apprendere in maniera diretta nelle fasi di autoistruzione e di beneficiare del supporto dell’interazione "face to face" nei momenti di formazione in aula.
Il modello blended learning, unisce la flessibilità degli strumenti informatici con la caratteristica di socializzazione sul piano interpersonale, e crea un nuovo modo di concepire la formazione, dove sia il docente che l'alunno hanno una maggiore autonomia nel percorso formativo; il blended learning può essere quindi una valida risposta a diverse esigenze di formazione.
L’obiettivo da perseguire è il superamento dei confini tra didattica in aula e didattica a distanza, solo in questo modo sarà possibile sperimentare il blended learning come una nuova metodologia didattica orientata alla formazione di spazi di creazione, trasferimento e circolazione di una nuova conoscenza.


Fonti "Blended learning. Dalla scuola dell'obbligo alla formazione adulta"

martedì 2 giugno 2015

E-learning e formazione in aula: un confronto




 


Una ricerca commissionata dall’azienda Mega Italia Media, leader in Italia nella produzione di corsi audiovisivi e multimediali e di corsi in e-Learning per la formazione nel settore della salute e sicurezza sul lavoro, si è occupata di effettuare un confronto valutativo tra un percorso formativo di tipo e-learning e una formazione tradizionale in aula.

Vediamo più nel dettaglio la ricerca.

L’argomento
prescelto per la ricerca è stato un corso di 4 ore per gli “addetti antincendio a basso rischio”.
Riguardo ai metodi e alla procedura adottata sono stati coinvolti 13 soggetti, distribuiti casualmente in due gruppi:
Gruppo aula, seguito da un docente “fisico” e gruppo e-learning che ha potuto avvalersi di video-lezioni, materiali di vario genere e degli “e-tutor”, a disposizione per rispondere a quesiti di chiarimento e approfondimento.
Il risultato?
La ricerca ha confermato non solo l’ipotesi di poter equiparare i due modelli formativi, ma rileva una migliore performance finale per la modalità di formazione in e-learning!

Da cosa può dipendere ciò? E perché questo risultato stupisce tanto?
Analizzando il concetto più ampio della formazione a distanza, una delle principali obiezioni e motivazioni di perplessità circa l’e-learning è la perdita del rapporto diretto tra docente e studente.
I
n realtà, la maggior parte delle piattaforme e-learning prevedono la figura di un e-tutor che non solo contribuisce a mantenere il senso e la funzione del docente tradizionale ma addirittura arricchisce questa figura e il rapporto con lo studente e questo proprio grazie alle modalità di cui si avvale questo tipo di formazione!
Lo scambio e il confronto viene costantemente stimolato dai numerosi strumenti di comunicazione resi disponibili dalla stessa piattaforma e dalla rete Internet di cui questa si avvale.
Chat, contatti e-mail, possibilità di condividere e scaricare documenti di vario genere permettono ai corsisti di chiarire i propri dubbi istantaneamente, utilizzando mezzi più efficaci dei tradizionali per richiedere aiuto al proprio docente.
Inoltre, seguendo la formula mista blended, all’erogazione delle lezioni online vengono affiancati momenti di incontro e discussioni vis à visaggiungendo  tutti i vantaggi del confronto diretto e reale.
La difficoltà di verifica è un’altra problematica imputata spesso ai corsi on-line.
La metodologia di verifica più utilizzata da questi strumenti sono i test di autovalutazione.
Questi test sono spesso il fulcro di tutto il progetto di formazione e sono previsti in entrata (test di ammissione o test di valutazione di partenza ) durante il corso (test intercorso) e alla fine del programma (test finale).
La logica che sta alla base è che lo studente deve poter verificare il grado di apprendimento raggiunto per poter eventualmente ritornare sulle proprie lacune e consolidare le sue conoscenze, permettendogli di approfondire nella maniera che preferisce, coinvolgendolo dunque in  un senso di responsabilità valutativa.

                                



In conclusione, l’idea di fondo dell’e-learning è proprio quella di trasformare il processo di apprendimento in una esperienza a 360 gradi che esce dal semplice piano della didattica e permette allo studente di essere costantemente in contatto con i suoi colleghi e docenti e di condividere con essi contenuti ed esperienze, attraverso un sistema formativo più stimolante ed interattivo.
In aggiunta a tutto ciò, l’erogazione di corsi in modalità e-learning può presentare ulteriori qualità rispetto ad un corso tradizionale in aula, come la flessibilità, l’economicità (per i gestori e per i fruitori) e l’ottimizzazione dei tempi.

Il futuro dunque, sembra ricco dei vantaggi che l’e-learning può apportare!

Ma seppur i notevoli benefici fin qui descritti, il sistema non è privo di lacune.
Per alcune formazioni che richiedono una attività pratica, ad esempio il primo soccorso, è impensabile l’idea di una formazione completa ed esaustiva svolta esclusivamente a distanza.

A mio avviso la fase sperimentale della formazione a distanza non è ancora conclusa, seppur ormai praticata in numerose realtà, soprattutto accademiche.
Ciò che bisognerebbe davvero definire è uno standard per questo genere di apprendimento, un sistema di regole riconosciuto universalmente, a tutela soprattutto della qualità delle informazioni erogate.
Ma sono fiduciosa che presto raggiungeremo anche questo step.


Fonti:
http://www.puntosicuro.it/sicurezza-sul-lavoro-C-1/tipologie-di-contenuto-C-6/informazione-formazione-addestramento-C-56/confronto-tra-formazione-learning-formazione-in-aula-AR-12099/
http://www.megaitaliamedia.com/


Una nuova figura professionale: il responsabile e-learning



-“Figliolo, cosa vuoi fare da grande?” 
-“Il responsabile dei sistemi e-learning, papà!” 

Ora forse vi sembrerà una conversazione inverosimile,come darvi torto, ma se invece fosse davvero possibile? Il responsabile di sistemi e-learning sarà una nuova figura professionale, lo sapevate? No? Nemmeno io. 
In effetti tutto ha una sua logica. Con la nascita del web nuove figure professionali si sono delineate a poco a poco ma in realtà anche molto rapidamente: Community Manager, Digital Pr, Web Editor, Reputation Manager, Content Curator, e chi più ne ha più ne metta. Dai primi blog ai grandi colossi Social Network, la parola chiave è sempre stata comunicazione. Le professioni digitali hanno seguito inevitabilmente la scia dello sviluppo di ogni tipo di piattaforma comunicativa, e continuano a farlo giorno dopo giorno. Che il web sia un settore in continuo progresso ormai lo sanno anche le nonnette, quelle tenere che continuano a farci pullover con l'uncinetto. Quello che forse le nonnette non sanno sono però tutte le novità che effettivamente il web mette al mondo sempre più frequentemente e velocemente. L' apprendimento in e-learning è ovviamente una di queste. Cosa sia l'e-learning l' abbiamo detto, ridetto, stradetto, cantato, suonato e ballato: un sistema di apprendimento e processi di formazione per mezzo di corsi multimediali fruibili a distanza attraverso Internet e i suoi strumenti. 
Perchè questo sistema riscuote successo? Questa è semplice. Tre parole: praticità, economicità, interattività. Conciliare orari, disponibilità economica, distanza e frequenza sono i maggiori problemi dei classici corsi di formazione e, in generale, dei sistemi di apprendimento. Le piattaforme e-learning hanno concentrato tutto questo in uno spazio virtuale che , si sa, seppur grande, sempre tascabile e a portata di click. L' e-learning ha molto semplicemente permesso la formazione continua delle persone su temi in frequente evoluzione. Alla luce di questo appare chiaro che bisogna garantire all’azienda (o chicchessia)che si dota di piattaforme in e-learning,che l’insieme dei processi di formazione a distanza siano progettati e gestiti in modo da raggiungere gli obiettivi prefissati. Et voilà mie cari amici. Chi dovrebbe occuparsi di tutto questo? 
-"Il responsabile di sistemi e-learning, papà!" 
Risposta esatta. Ma vediamo nel dettaglio di cosa dovrebbe occuparsi questo nuovo uomo. Sicuramente dovrà:

  • occuparsi delle attività tecniche relative al funzionamento ed alla manutenzione della piattaforma di e-learning; 
  • occuparsi dell’acquisto o realizzazione di nuovi contenuti e mantenere aggiornati quelli disponibili; 
  • occuparsi delle comunicazioni con i fornitori coinvolti per la piattaforma ed i contenuti; 
  • promuovere iniziative che possano abbassare i costi o migliorare il livello di formazione;
  • identificare eventuali falle nel sistema 

Di conseguenza il nostro coraggioso amico,per svolgere bene il proprio ruolo, dovrebbe avere conoscenze riguardo tutti i processi ed aspetti psicologici attinenti alla formazione delle persone, teoria dei processi cognitivi, un pò di informatica di base, e le caratteristiche delle interfacce. Detto questo il nostro omone potrà lavorare ad esempio in grandi aziende e multinazionali che hanno molti dipendenti da formare; nella campo della sanità (dove hanno per legge l’obbligo di formare in continuo il personale), oppure nelle università e scuole attive nel FAD (Formazione a Distanza) o presso i fornitori di piattaforme LMS (anche se sono veramente pochi). Insomma ,anche se in Italia il settore non si è ancora completamente sviluppato, è noto che ci siano tutti i presupposti per cui questo sviluppo avvenga in tutto e per tutto, è solo questione di tempo prima che questa figura professionale si concretizzi davvero. Ma avete capito? L' e-learning non solo ci permette di imparare stando comodamente seduti sulla poltrona del nostro salotto, o in giro per il mondo, o tra un impegno di lavoro e l' altro, ma crea anche nuovi posti di lavori per i futuri disoccupati di domani! Una mano divina, insomma. Non mi resta che dire: 
-"e-learning is the way, papà!" 



Fonti: - https://digitalcommunicationsspecialist.wordpress.com/2015/04/10/professioni-del-webquali-sono-quando-nascono/ -http://www.html.it/articoli/una-nuova-professione-il-responsabile-di-sistemi-di-elearning- 2/

Apple per l’educazione



L’azienda statunitense che produce sistemi operativi, computer e dispositivi multimediali è fortemente impegnata nella promozione dell’istruzione tramite i suoi prodotti, in particolare l’iPad e il Mac. L’iPad per chi studia e per chi insegna apre infinite possibilità da potenti strumenti creativi, a libri di testo interattivi per arrivare a un universo di app e contenuti. Attraverso questo dispositivo l’insegnamento diventa su misura, ogni studente impara in modo differente. Con pochi click si possono modificare gli iPad della classe  con materiali adatti al livello di ciascun allievo. L’apprendimento viene personalizzato secondo le capacità individuali. Ad esempio si possono scaricare app per gli studenti più predisposti all’ascolto e altre che invece si concentrano su un’interazione tattile. Page, Numbers e Keynote sono applicazioni che permettono scrivere, analizzare i dati e presentare il lavoro in maniera coinvolgente e con Icloud si può accedere ai contenuti da qualsiasi dispositivo apple. Il mac offre anch’esso la possibilità di un apprendimento interattivo e coinvolgente  che suscita maggiore interesse. E’ possibile far esplorare agli studenti un modello 3D dello scheletro con un’app specifica o far ammirare i capolavori dei musei di tutto il mondo da vicino. Anche per i docenti il lavoro diventa più semplice con app pensate per pianificare le lezioni, i compiti e gli incontri. L’Apple ha elaborato un sistema operativo semplice che permette l’apprendimento a tutti gli studenti con esigenze speciali. L’Accesso guidato aiuta gli studenti affetti da autismo o altri deficit sensoriali e dell’attenzione a rimanere concentrati. Si può disabilitare il tasto Home per usare un’unica app e si possono decidere quali aree restano sensibili al tocco per evitare distrazioni con click non necessari. Per altri studenti digitare non è facile e Siri, l’assistente di apple, aiuta i ragazzi a fare le cose  quotidiane usando la propria voce. Per gli studenti non vedenti invece si ha a disposizione VoiceOver,  un lettore schermo basato su gesti che dice agli studenti cosa accade sul display e li aiuta a navigarlo. Altri strumenti utili sono il completamento delle parola, per i ragazzi affetti da dislessia o problemi cognitivi, e dettatura per coloro che hanno difficoltà di scrittura come la disgrafia e preferiscono esprimersi a parole. Facetime invece aiuta gli studenti con disabilità uditive  a comunicare e rimanere in contatto grazie anche all’alta qualità video e al supporto dei sottotitoli per comprendere meglio i contenuti. L’insieme di questi strumenti hanno decisamente migliorato l’apprendimento di tutti gli studenti.

Fonti: www.apple.com. 

E-learning collaborativo: IL WIKI



Quando si parla di WIKI la prima cosa che viene in mente alla maggior parte di noi è la famosissima enciclopedia libera "Wikipedia".
Difatti è il sito che anche papà Google ci suggerisce come primo risultato di ricerca riguardo l’argomento “wiki”.
Non tutti sanno però che Wikipedia è solo uno, seppur  il più famoso, esempio di logica WIKI!

Ma cos’è il Wiki?

Il termine deriva dalla lingua hawaiiana e vuol dire "rapido".
Il padre del wiki è Ward Cunning, ingegnere elettronico e programmatore di successo che utilizzò questo nome ispirandosi ad un bus navetta, dal nome wiki wiki, che operava all'aeroporto di Honolulu.
Mr. Cunning aveva finalmente trovato il nome giusto per la tecnologia che aveva in mente!
Il termine fu ufficializzato nel 1995 per intendere uno spazio web
nel quale un qualsiasi utente poteva inserire testi scritti e materiali di varia natura per creare delle pagine di approfondimento, in teoria oggettive, sulle più svariate tematiche.
Attenzione però! Non bisogna confonderlo con un blog!
A differenza dei blog, ciò che rende la logica wiki cosi interessante è che ogni utente ha la possibilità di modificare qualsiasi contenuto inserito da altri.
I wiki dunque sono nati per essere strumenti prettamente collaborativi.
Ovviamente questa grande libertà nell’editare potrebbe causare l’inserimento (volontario o meno) di informazioni errate o poco sensibili.
Tuttavia, in soccorso della verità, le informazioni possono essere successivamente modificate dai gestori del wiki, permettendoci di dormire sonno tranquilli!

                                           
Dunque sappiate che in rete vi sono diversi siti in stile wiki che aspettano solo di essere migliorati con il nostro aiuto!

Nel caso in cui invece volessimo creare da noi un nuovo wiki, la rete ci mette a disposizione numerosi software gratuiti per realizzarne uno!

Se volete curiosare tra altri esempi di wiki eccone alcuni:
- EduTech Wiki, ospitato dall’Università di Geneva, il cui suo scopo è quello di fornire un kit di risorse per gli insegnanti, i ricercatori e gli studenti riguardo il tema dell’educazione tecnologica e dei relativi campi del sapere, fornendo numerosi ed interessanti strumenti.
- MinecratWiki, un esempio di Wiki specifico sui videogiochi.
- Nonciclopedia (con relativi nonDizionario, nonNotizie e nonCitazioni)
…..e tanti tanti altri!

Dopo questo breve accenno alla storia e alla descrizione del funzionamento dei wiki, torniamo al vero core di questo articolo.

Ciò che più mi affascina di questi progetti è la sfera collaborativa che, a mio avviso, rientra perfettamente nella categoria dell’ e-learning.
Difatti, i wiki sono prima di tutto strumenti di apprendimento e di condivisione del sapere.
In Italia, c’è da dirlo, dobbiamo come al solito attendere un po’ affinché certe novità prendano piede ma ormai la validità di questo strumento nell’ambito della collaborazione e della cooperazione è utilizzata e riconosciuta.

Anche in ambito didattico, nonché universitario.
Per dare un’idea più concreta di come sia possibile utilizzare un wiki in ambito scolastico, vi porto l’esempio di Wikiscuola.it
Questo progetto italiano per insegnanti e studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado,
si occupa di mettere a disposizione di tutti uno spazio in cui sia possibile reperire testi, attività didattiche, esercizi e contribuire all’ampliamento del materiale in modo rapido e continuativo.
Si tratta dunque di un sito che raccoglie bibliografie e linee guida per lo studio, che funge da strumento di apprendimento a distanza (poichè aggiornabile in momenti e luoghi diversi) e di spazio virtuale in cui gli studenti possono scrivere per realizzare progetti comuni collaborando tra loro.

Per concludere, tutto quello che stimola l’apprendimento e la collaborazione è a mio avviso intrinsecamente “umano” e per questo di assicurato successo.
Ancora una volta, le tecnologie digitali si dimostrano ottime alleate per il nostro apprendimento.
Non solo catalogando ed aiutandoci a trovare le informazioni di cui abbiamo bisogno ma soprattutto stimolando il senso di collaborazione che da sempre fa parte dell’uomo e che uno è alla base dell’evoluzione.

                                 


Fonti e approfondimenti

“Una sinergia comunicativa per costruire insieme…l’esempio di “wiki” – Fiorenza Federico; Thomas Flaminia
http://minecraft.gamepedia.com/Minecraft_Wiki
http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Pagina_principale

http://www.wikiscuola.it/

https://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale

Pili pop, l'inglese per i piccoli.

pilipop

Tutti sanno quanto le lingue oggi siano diventate sempre più importanti e come il loro apprendimento venga incoraggiato nei bambini sin dalla più tenera età.Nei percorsi scolastici rispetto al passato si incomincia a studiarlo prima, i bambini sin dalla scuola primaria vengono avvicinati alla lingua inglese.Ma l'apprendimento nelle scuole si è mostrato nel tempo poco efficace perchè poco stimolante e negli ultimi anni si è cercato un nuovo metodo. Un metodo che coinvolga di più i bambini, che renda l'apprendimento divertente, veloce e facile. Un metodo che vada al di là delle mura scolastiche. Si è osservato che i bambini, in particolare in Italia, hanno più difficoltà ad approcciarsi alla lingua perché è lontana da loro mondo,a differenza dei bambini degli altri paesi ( l’Italia oggi si posiziona al 20esimo posto su un campione di 24 paesi per quanto concerne la padronanza della lingua inglese), in cui la lingua inglese viene presentata ai piccoli al di fuori del contesto scolastico,e viene vissuta e conosciuta in modo più naturale.Ad oggi sono state pensate varie opzioni per l'avvicinamento dei bambini all'inglese, programmi televisivi, cartoni animati..e applicazioni, su tablet e mobile.E' proprio di un applicazione per mobile di cui oggi voglio parlare: Pilipop.Pili pop è un app pensata per l'apprendimento dell'inglese, dedicata ai bambini dai 5 ai 10 anni e disponibile su Iphone e Ipad.Sperimentando il servizio ho notato diversi fattori positivi; in primo luogo la presenza di diverse sezioni, ognuna dedicata all'apprendimento di un particolare elemento linguistico( numeri, capi di abbigliamento,  alimenti, edifici, colori, parti del corpo).Per ogni sezione sono previste due modalità di gioco, una dedicata all'ascolto e una al parlato.La prima spingerà quindi il bambino, giocando, a ascoltare e apprendere determinati termini, Inoltre per ogni sezione sono previsti 3 livelli di gioco, in ogni livello la difficoltà aumenta, e con essa il livello di interazione del bambino con la lingua.Nella seconda modalità il bambino dovrà invece parlare, inizialmente ripetendo ciò che ascolterà, successivamente imparando ad associare i termini alle immagini denominandole correttamente senza aiuto.Un secondo elemento positivo si trova nel fatto che le spiegazioni dei giochi all'interno di ogni sezione sono interamente in inglese, così che il bambino si trovi di fronte anche a frasi e costrutti linguistici. Inoltre nel momento dell'iscrizione i genitori rilasciano il proprio indirizzo mail, grazie al quale verrannoinformati sui progressi del bambino.
L'applicazione ad oggi conta una valutazione generale alta sul App store,  (4 stelle su 5) e i commenti degli utenti sono molto positivi, segno dell'apprezzamento dell'app e di quanto questo strumento sia effettivamente utile, divertente e non difficoltoso per i bambini.
Fonti: http://www.smartweek.it/pilipop-lapp-per-rivoluzionare-lapprendimento-della-lingua-inglese-in-italia/          http://www.pilipop.com/the-pili-pop-method/


La matematica online


Navigando in rete ho scoperto  una nuova piattaforma innovativa nata a Firenze chiamata MOV, Matematica On Video, la quale permette di usufruire di strumenti didattici online per l’apprendimento e la preparazione di esami universitari in particolare per la matematica e la statistica. Offre videolezioni  che trattano sia la teoria che la pratica, tutto on video. Ogni lezione tratta i concetti base di un argomento, seguite poi da quelle per approfondire e esercitarsi. Viene utilizzato lo streaming on demand integrato con tante funzioni come la navigazione per step o per capitoli, segna-video personali e link collegati alle altre lezioni. Se lo studente incontra problemi può richiedere l’aiuto di un tutor attraverso uno streaming live su una piattaforma web RTC con video-chat, sistema di salvataggio e scambio di file. La possibilità di poter essere sempre seguiti da un docente è un ottimo supporto per chi non può frequentare i corsi universitari per problemi personali. Per ogni argomento viene fornito un test di autovalutazione composto da 10 domande a risposta chiusa, ognuna con 3 opzioni. Viene usato un test online a risposte randomizzate, è permessa la navigazione tra le domande e vengono elaborati un report analitico della performance e il calcolo dello score test. Questa piattaforma si basa sul sistema dei crediti per i servizi a pagamento che sono prezzati attraverso una moneta virtuale. Il costo di un credito è di un euro e sono proposte varie offerte per risparmiare.  Lo studente quando si registra al portale può crearsi il proprio piano di studi dove può gestire i vari servizi. Questa piattaforma permette  quindi di studiare in modo completamente diverso rispetto al metodo tradizionale grazie all'uso delle tecnologie,integrando i materiali didattici cartacei personali con quelli digitali.

 Fonti: www.matematicaonvideo.it


Innovazione al lavoro: lo sviluppo dell' E-Learning nella pubblica amministrazione

L'espansione dell'e-learning sta abbracciando tutti i campi, anche quello del lavoro, in particolare della Pubblica Amministrazione e della Piccola e Media Impresa. La tecnologia riesce a creare contatti e attraverso l'innovazione a tenere sempre aggiornati i lavoratori. Secondo il segretario generale dell’Associazione per la formazione manageriale Mauro Meda, «le piattaforme digitali vengono usate per integrare le lezioni frontali in aula e la formazione on the job con esercitazioni, webinar, approfondimenti ».  
L'ecosistema delle comunicazioni sta allargando sempre più i propri confini, il mondo del lavoro è impegnato in una complessa ristrutturazione delle sue strutture organizzative, che persegue un obiettivo strategico di fondamentale importanza: incorporare all'interno della propria cultura (istituzionale per la pubblica amministrazione e imprenditoriale per il mondo della piccola e media impresa) le innovazioni, tecnologiche e socio-culturali, del linguaggio digitale.  
PMI e PA avviano un rapido e continuo processo di digitalizzazione delle proprie organizzazioni, per arrivare all'obiettivo di far crescere economicamente il paese. Se ci sono lavoratori che devono mettersi al passo con la tecnologia, attraverso l'e-learning, è la conseguenza di un mondo che sta diventando sempre più alfabetizzato digitalmente. 
Internet è un grande mare e per scovare qualche perla bisogna scartare molto, lo stesso discorso vale nell'ambito dell'e-learning: bisogna capire cosa è veramente necessario, perché oltre le tecnologie ci sono le persone e le organizzazioni e bisogna dare peso al tempo speso per imparare, è vero che ne deriva una grande opportunità, ma c'è anche il rischio di cadere nella noia, l'antitesi dell'innovazione. L'e-learning può rappresentare un percorso importante di autonomia e di crescita, professionale e individuale, quando è ben fatto. Quando è fatto male può diventare uno strumento che rallenta il ritmo e chi ne fruirà lo utilizzerà svogliatamente.
Inoltre le ultime tendenze si chiamano gamification (ludicizzazione) e social learning (apprendimento sociale). Il primo è volto all'utilizzo di forme ludiche per l'apprendimento, il secondo riguarda la crescente integrazione dei social network con le varie attività di formazione, per favorire l'interazione e il confronto tra colleghi.

Fonti: Repubblica.it
http://www.elearningeinnovazione.org/  

lunedì 1 giugno 2015

Educazione 2.0: formazione online per detenuti, anche in carcere si impara

"Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, noi stessi diventiamo qualcosa di nuovo". Forse lo scrittore Leo Buscaglia, autore di numerosi best seller sull'educazione e sull'amore, riconoscerebbe in questa frase un parallelo con la rieducazione e la formazione dei detenuti attraverso l'e-learning in carcere. L'Università degli Studi di Salerno e L'Università di Modena e Reggio Emilia, hanno attivato dei programmi per il recupero nei penitenziari.  "E-learning education for prisoners and prisoner's professionals" è il nome del progetto ideato e portato avanti dal sociologo e criminologo Giovanni Soriano e realizzato dall‘ICATT di Eboli, finalizzato all‘acquisizione di un diploma e/o laurea. I valori posti alla base della rieducazione dei detenuti sono: l'istruzione, il lavoro, la religione, le attività culturali e sportive. Esperienze, riflessioni, proposte, hanno portato al compimento di questo progetto, affinché i detenuti non restino nel loro isolamento e amplino i loro orizzonti di vita. E' semplice riempire le carceri e "buttare la chiave", più difficile è sicuramente dare una seconda possibilità, una possibilità che farebbe la differenza, “Praticare il bene è un affare. Se l’uomo non lo persegue è solo perché non ha la minima idea di dove si trovi il bene. Pertanto non è malvagio ma ignorante”. Platone vede nel crimine il frutto dell'ignoranza. Purtroppo oggi i criminali sono spesso laureati, non è un titolo a determinare la cultura, perché con la cultura questi cosiddetti "colletti bianchi" non hanno nulla a che vedere. Statisticamente nelle carceri c'è una situazione culturale molto bassa, quindi la tesi di Platone è molto attendibile: molti non hanno completato la scuola dell'obbligo ed altri non hanno nemmeno frequentato le scuole. 
Il carcere dovrebbe essere un modo per scontare una pena e reintegrarsi nella società diventando una persona nuova, è per questo che la formazione e l'apprendimento attraverso l'e-learning deve essere possibile in tutti i penitenziari italiani.
 In assenza di un programma completo di insegnamento, è scontato che i detenuti una volta usciti tornino alla vita che svolgevano prima del carcere. Se invece, attraverso la conoscenza, si porta l'individuo a mostrargli altri lati della vita probabilmente ci penserà due volte prima di tornare a commettere gli stessi errori. Il progetto dell'e-learning è finalizzato a ridurre la distanza tra il detenuto e il mondo, un modo per conciliare educazione e carcere attraverso l'uso della tecnologia e per permettere scambi culturali a grande distanza. I reclusi non devono essere visti come cellule dannose per l'organismo sociale, lo possono diventare se non si offre loro una possibilità di ritorno, di reinserimento. Questo è nell'interesse di tutti che avvenga. La tecnologia è il più grande strumento per il sociale, si dovrebbe imparare ad utilizzarla come questo progetto. Per concludere, il Sommo Poeta«Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza». 

Fonti: http://sociale.regione.emilia-romagna.it/news/anche-in-carcere-si-impara.-una-rete-per-la-formazione-dei-detenuti
http://www.cisus.unisa.it/progetti/elearning

DAL CURRICULUM ALLA FORMAZIONE

L’e-learning è la nuove frontiera e sta assumendo grande importanza anche a livello aziendale.
Non solo formazione e corsi di apprendimento fai da te ,ma condivisione,comunità,diventare consumatori e produttori  a partire da se stessi.
Proprio seguendo l’onda dell’ e-learning un grande colosso ha puntato all’apprendimento digitale.
Parliamo di LinkedIn,il Social Network delle professioni punta in altro per introdurre una nuova visione nella ricerca del lavoro.
Infatti ha acquistato Lynda.com ,portale specializzato nella formazione professionale a distanza via web e via App.
Nasce nel 1990, e si basa su un modello di adesioni per abbonamento: chi ha bisogno di un corso o di formazione specifica nel campo dell’informatica può accedere attraverso il sito a una serie di tutorial a pagamento e manuali.
L’idea è quella di costruire l’Econimic Graph,arricchendo lo scenario con curriculum ,posti di lavoro,capacità,conoscenze.
Arrivare quindi ad una mappatura delle persone per rendere LinkedIn  una realtà più concreta ed efficace.
Attualmente LinkedIn  crea opportunità lavorative ,è una vetrina nella ricerca di figure professionali e vuole rendere il suo servizio più completo avvicinando una nuova utenza .
Diventando così’ non solo Social delle professioni ma anche punto di formazione professionale dove arricchire e maturare le proprio esperienze professionali,attraverso la capacità ventennale di Lynda.com nella apprendimento a distanza.
Entrambi hanno sempre puntato ad aiutare professionisti ad essere migliori nelle proprie competenze.
Tra le prerogative di Lynda.com vi è anche la possibilità di certificare le competenze acquisite da chi ha seguito i suoi corsi, l’integrazione nel portafoglio di servizi di LinkedIn ne aumenta il valore per i recruiter e l’utenza professionale che sceglie la piattaforma per la ricerca e la selezione di candidati.
L’operazione è costata 1,5 miliardi di dollari verrà completata in contanti e azioni, è di fatto l’acquisizione più importante realizzata finora da LinkedIn.
L’acquisizione sarà completata entro la fine di giugno e permettrà gli utenti  LinkedIn non solo di gestire la propria identità professionale ma di anche di crescer professionalemente.



              http://www.corrierecomunicazioni.it
               http://www.webnews.it

Social Learning

L’e-learning e le sue evoluzioni stanno cambiando il volto della formazione e il cambiamento è spinto da una domanda crescente anche da parte delle aziende.
Il Social Learning  è ancora un argomento molto nuovo nel mondo, ma in particolare in Italia.È uno scenario molto interessante ma ancora in fase di sperimentazione, nonostante stiano nascendo negli ultimi anni molte piattaforme social learning.
Il nome viene da una teoria sviluppata da Albert Bandura,psicologo ,che nel 1960,sviluppò la "Social Learning Theory".Questa teoria spiega come le persone imparino continuamente attraverso osservazione degli altri.
Secondo Albert Bandura, l’apprendimento non implica esclusivamente il contatto con gli oggetti,ma avviene attraverso esperienze dirette, in particolare attraverso l’osservazione degli altri.
Inoltre, dimostra quanto il comportamento possa variare e modificarsi in funzione dell’osservazione degli altri per cui il processo di acquisizione dipende molto da ciò che l’individuo coglie e apprende attraverso l’osservazione.
Nella società attuale, l’identificazione dell’individuo  si fonde tra reale e virtuale.
In questo contesto il social learning diventa un termine di successo, guardare ed essere visti è un'attitudine umana che viene fuori nella società 2.0 e la capacità di apprendimento dell’osservazione viene quindi a svilupparsi più velocemente.
Il social learning diventa quindi un processo rilevante per la formazione a distanza e l’apprendimento collaborativo.
Mette in moto meccanismi che attraverso il web e le nuove tecnologie diventano parte del quotidiano,questa figura identificata con il termine  prosumer.
Si diventa  produttori e consumatori in tempo reale,si apprende dalla collaborazione ma allo stesso tempo si integrano questo nuovi meccanismi con la formazione tradizione. 
Il social learning rappresenta la declinazione dei principi del social business e  dei processi di apprendimento,
 evoluzione del tradizionale e-learning  incorporate in un'ottica maggiormente condivisa, collaborativa e sociale, ricalcando le logiche proprie delle community.
Sulle aziende e le imprese il social learning ha avuto un forte impatto sull’organizzazione e la gestione pur non essendo ancora applicato al massimo nelle aziende.
L'evoluzione verso il social business è attuabile e  si rivolge  all’organizzazione intera dell’azienda:consumatori, clienti, i dipendenti e tutti i business partner e a tutte le figure che ruotano intorno ad essa.
 Le aziende  utilizzano la formazione online o aggiornamenti online dei lavoratori, in particolare del management, rappresentano un laboratorio di innovazione.
 Si sperimentano nuove forme di apprendimento in modalità diverse,vengo usate ad esempio le piattaforme digitali  per integrare le lezioni frontali in aula e la formazione on the job con esercitazioni, webinar, approfondimenti.
 Le ultime tendenze si chiamano Gamification e Social Learning  osserviamo l’utilizzo di forme ludiche per un apprendimento più efficace, con  un’integrazione crescente dei social network attraverso attività di formazione, per favorire il confronto tra colleghi dirigendosi sempre più in un'ottica maggiormente condivisa, collaborativa e sociale, utilizzando i meccanismi e le logiche proprie delle community. 
Occorre iniziare a riconoscere che la vera azienda 2.0 è quella che utilizza anche al proprio interno strumenti di collaborazione come espressione di una cultura aziendale aperta al dialogo con dipendenti e portatori di interesse, allo scopo di diventare più sostenibile e, nei casi migliori, anche più produttiva.




FONTI:   www.wikipedia.it             www.teleskill.net             www.sociallearning.it






Storie che "insegnano".


Lo storytelling è un’arte che accomuna tutti, da sempre. Si riferisce a una narrazione fatta di parole, voci, gesti, espressioni, immagini, interazioni. Probabilmente, la più antica e naturale forma di racconto mai esistita; uno strumento comunicativo privilegiato per trasmettere le tradizioni, l’identità culturale dei popoli e i loro sistemi di simboli e valori. Internet e i nuovi media hanno mutato e ampliato le tecniche di storytelling tradizionale, infatti, da qualche tempo, si utilizza l’espressione “digital storytelling” per definire le tecniche di narrazione mediante gli strumenti digitali. Oggi è molto semplice trovare e utilizzare programmi, applicazioni web e simili per combinare diversi linguaggi: musica, effetti sonori, voce, testi, immagini, foto, video; così, senza avere necessariamente competenze tecniche specifiche, chiunque può creare la propria “storia” in maniera coinvolgente, interattiva, innovativa, originale e sicuramente di forte impatto emotivo. 
Non a caso, negli ultimi tempi il digital storytelling è molto sfruttato anche negli ambienti dell’insegnamento, sia a livello scolastico che per gli adulti. A favore della diffusione del digital storytelling ci sono vari elementi, ad esempio: riesce a semplificare i concetti più difficili spiegandoli tramite esempi, immagini, metafore; aiuta a memorizzare meglio le informazioni, grazie ai suoi elementi concatenati che restano maggiormente impressi nella memoria, rispetto ad una serie di nozioni apparentemente scollegate e frammentate; è più piacevole da visualizzare (e ascoltare) rispetto ai testi scolastici tradizionali; le storie, inoltre, consentono un particolare coinvolgimento e immedesimazione da parte degli “ascoltatori”. Queste “storie digitali” possono essere realizzate dagli insegnanti e integrate alle lezioni in aula per stimolare l’attenzione e l’interesse degli allievi verso i concetti trattati, ma possono essere anche create dagli allievi stessi, per sviluppare le loro competenze in ambito di: ricerca e analisi delle informazioni; scrittura e sviluppo di script; organizzazione e gestione del tempo per la presentazione di un progetto; problem-solving; spirito critico e confronto, il tutto in un’ottica di collaborazione. Inoltre, ciò contribuirebbe all'ampliamento delle competenze tecnologiche, in quanto si utilizzano una varietà di strumenti digitali.
Il digital storytelling viene usato per la prima volta negli Usa, come strategia di gestione aziendale e di marketing. Infatti molte aziende utilizzano lo storytelling come tecnica per attirare l’attenzione dei clienti e accentuare il loro legame con il brand, mediante la costruzione di storie incentrate sullo sviluppo del proprio marchio, ma anche sulle vite dei clienti stessi. Viene fatto ampiamente uso di storytelling anche in politica, ad esempio durante la campagna elettorale di Barack Obama, che lo ha usato al fine di diffondere le proprie idee e proposte e, soprattutto, per “avvicinarsi” alla gente comune. Non mancano, poi, le “storie digitali” basate sulle tematiche legate al sociale, sviluppate da organizzazioni, associazioni, etc. Infine, è una pratica sfruttata anche dal mondo del giornalismo, che può così narrare gli eventi in maniera assolutamente innovativa e creativa. In questo senso è molto utilizzata l’applicazione “Storify” che consente di aggregare news, informazioni e contenuti quali: notizie, articoli, video e immagini, ma anche “post” di Facebook e “tweet”, creando, o meglio ricostruendo, una storia
Il digital storytelling, tuttavia, offre vantaggi anche ad un altro ambiente educativo, ovvero il museo. I musei sono certamente luoghi ricchi di “storie”, quindi quale miglior scelta? Tra i progetti di storytelling museale troviamo, ad esempio, “The art of Storytelling” del “Delaware Art Museum” , che ha lo scopo di coinvolgere attivamente i visitatori consentendo loro di raccontare la storia che un determinato quadro ha ispirato loro, vedendolo dal vivo nel museo o sul sito dedicato. Ad oggi il sito contiene migliaia di storie raccontate attraverso parole ed immagini. Le migliori vengono registrate dagli utenti stessi e inserite nelle audio-guide ufficiali.



Fonti: