
Lo storytelling è un’arte che accomuna tutti, da sempre. Si riferisce a una narrazione fatta di parole, voci, gesti,
espressioni, immagini, interazioni. Probabilmente, la più antica e naturale
forma di racconto mai esistita; uno strumento comunicativo privilegiato per
trasmettere le tradizioni, l’identità culturale dei popoli e i loro sistemi di
simboli e valori. Internet e i nuovi media hanno mutato e ampliato le tecniche
di storytelling tradizionale, infatti, da qualche tempo, si utilizza
l’espressione “digital storytelling” per definire le tecniche di narrazione
mediante gli strumenti digitali. Oggi è molto semplice trovare e utilizzare
programmi, applicazioni web e simili per combinare diversi linguaggi: musica,
effetti sonori, voce, testi, immagini, foto, video; così, senza avere
necessariamente competenze tecniche specifiche, chiunque può creare la propria
“storia” in maniera coinvolgente, interattiva, innovativa, originale e
sicuramente di forte impatto emotivo.
Non a caso, negli ultimi tempi il digital storytelling è molto sfruttato anche negli ambienti dell’insegnamento, sia a livello scolastico che per gli adulti. A favore della diffusione del digital storytelling ci sono vari elementi, ad esempio: riesce a semplificare i concetti più difficili spiegandoli tramite esempi, immagini, metafore; aiuta a memorizzare meglio le informazioni, grazie ai suoi elementi concatenati che restano maggiormente impressi nella memoria, rispetto ad una serie di nozioni apparentemente scollegate e frammentate; è più piacevole da visualizzare (e ascoltare) rispetto ai testi scolastici tradizionali; le storie, inoltre, consentono un particolare coinvolgimento e immedesimazione da parte degli “ascoltatori”. Queste “storie digitali” possono essere realizzate dagli insegnanti e integrate alle lezioni in aula per stimolare l’attenzione e l’interesse degli allievi verso i concetti trattati, ma possono essere anche create dagli allievi stessi, per sviluppare le loro competenze in ambito di: ricerca e analisi delle informazioni; scrittura e sviluppo di script; organizzazione e gestione del tempo per la presentazione di un progetto; problem-solving; spirito critico e confronto, il tutto in un’ottica di collaborazione. Inoltre, ciò contribuirebbe all'ampliamento delle competenze tecnologiche, in quanto si utilizzano una varietà di strumenti digitali.
Non a caso, negli ultimi tempi il digital storytelling è molto sfruttato anche negli ambienti dell’insegnamento, sia a livello scolastico che per gli adulti. A favore della diffusione del digital storytelling ci sono vari elementi, ad esempio: riesce a semplificare i concetti più difficili spiegandoli tramite esempi, immagini, metafore; aiuta a memorizzare meglio le informazioni, grazie ai suoi elementi concatenati che restano maggiormente impressi nella memoria, rispetto ad una serie di nozioni apparentemente scollegate e frammentate; è più piacevole da visualizzare (e ascoltare) rispetto ai testi scolastici tradizionali; le storie, inoltre, consentono un particolare coinvolgimento e immedesimazione da parte degli “ascoltatori”. Queste “storie digitali” possono essere realizzate dagli insegnanti e integrate alle lezioni in aula per stimolare l’attenzione e l’interesse degli allievi verso i concetti trattati, ma possono essere anche create dagli allievi stessi, per sviluppare le loro competenze in ambito di: ricerca e analisi delle informazioni; scrittura e sviluppo di script; organizzazione e gestione del tempo per la presentazione di un progetto; problem-solving; spirito critico e confronto, il tutto in un’ottica di collaborazione. Inoltre, ciò contribuirebbe all'ampliamento delle competenze tecnologiche, in quanto si utilizzano una varietà di strumenti digitali.
Il digital storytelling viene usato per la prima volta negli
Usa, come strategia di gestione aziendale e di marketing. Infatti molte aziende
utilizzano lo storytelling come tecnica per attirare l’attenzione dei clienti e
accentuare il loro legame con il brand, mediante la costruzione di storie
incentrate sullo sviluppo del proprio marchio, ma anche sulle vite dei clienti
stessi. Viene fatto ampiamente uso di storytelling anche in politica, ad
esempio durante la campagna elettorale di Barack Obama, che lo ha usato al fine
di diffondere le proprie idee e proposte e, soprattutto, per “avvicinarsi” alla
gente comune. Non mancano, poi, le “storie digitali” basate sulle tematiche
legate al sociale, sviluppate da organizzazioni, associazioni, etc. Infine, è
una pratica sfruttata anche dal mondo del giornalismo, che può così narrare gli
eventi in maniera assolutamente innovativa e creativa. In questo senso è molto
utilizzata l’applicazione “Storify” che consente di aggregare news,
informazioni e contenuti quali: notizie, articoli, video e immagini, ma anche
“post” di Facebook e “tweet”, creando, o meglio ricostruendo, una storia.
Il digital storytelling, tuttavia, offre vantaggi anche ad un
altro ambiente educativo, ovvero il museo. I musei sono certamente luoghi
ricchi di “storie”, quindi quale miglior scelta? Tra i progetti di storytelling
museale troviamo, ad esempio, “The art of Storytelling” del “Delaware Art
Museum” , che ha lo scopo di coinvolgere attivamente i visitatori consentendo
loro di raccontare la storia che un determinato quadro ha ispirato loro,
vedendolo dal vivo nel museo o sul sito dedicato. Ad oggi il sito
contiene migliaia di storie raccontate
attraverso parole ed immagini. Le migliori vengono registrate dagli utenti
stessi e inserite nelle audio-guide ufficiali.
Fonti:
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