About us

domenica 31 maggio 2015

La lettura digitale non batte quella stampata



È senza dubbio evidente che parte della quotidianità di ognuno di noi è legata ad un dispositivo digitale su cui oramai è possibile trovare qualsiasi cosa ci serva. Sorprendentemente, però, sembra esserci ancora qualcosa che preferiamo fare in modo del tutto tradizionale: leggere. Molti dati rilevano che una piccolissima percentuale di studenti legge per solo diletto su libri stampati, mentre un po’ più elevato è il numero di coloro che si sono appassionati alla lettura grazie alla nascita dei tablet e lettori ebook che rendono più interattivo il contenuto e sul quale, con un semplice clic, è molto più comodo spostarsi su un vocabolario dove ricercare i termini, ma per il quale è necessario un controllo più severo anche a livello scolastico da parte degli insegnanti per impedire ai loro studenti di cadere in facili distrazioni. Come afferma il docente canadese di filosofia François Jourde, “vari strumenti permettono di riprodurre sullo schermo l’esperienza del libro stampato, facilitano la lettura in modi anche raffinati, per esempio evidenziando la parte centrale di una pagina e offuscando gli elementi a contorno, a vantaggio della concentrazione.” Ciononostante anche se apparentemente risulta molto più divertente e facile la lettura digitalizzata, al cospetto di numerose testimonianze e sondaggi sugli studenti universitari è emerso che moltissime persone preferiscono ancora di gran lunga la stampa al digitale per le loro letture. I motivi di questo inaspettato risultato sono vari, c’è chi afferma che preferisce i libri per il semplice fatto che ama il loro odore, o perché si è soliti sottolineare le frasi che più colpiscono o avere l’abitudine di piegare l’angolo della pagina come segnalibro, ma non solo, tra i vari riscontri la risposta più ricorrente è stata la perdita di concentrazione. Nel seguire un testo online infatti, si tende spesso a scorrere velocemente le parole o ritrovarsi su altre pagine  che catturano la nostra attenzione, rendendo inevitabile la distrazione e di conseguenza non c’è una buona comprensione di ciò che stiamo leggendo. 
Nel campo universitario le case editrici stanno promuovendo la versione digitale dei testi anche perché risulta sicuramente molto più economico per lo studente scaricare dal proprio computer che acquistare libri che aumentano sempre più di costo. Se per quanto riguarda le spese il digitale è sicuramente una buona soluzione per gli studenti poco facoltosi, non c’è lo stesso beneficio per il loro apprendimento, in quanto per molti è più facile ricordare ciò che hanno letto poiché associano frasi o addirittura interi paragrafi ad una caratteristica specifica di quella determinata pagina, che sia una macchia di caffè, un piccolo scarabocchio o qualsiasi altra cosa. Sullo schermo tutto ciò va perso, è difficile ricordare una pagina che esattamente identica alle altre, ed è anche complicato mantenere il punto e comprendere subito ciò che stiamo leggendo. Insomma alla luce della rivoluzione tecnologica che sempre di più assorbe le nostre vite, nessuno avrebbe mai immaginato tali risultati nel confronto tra preferenze tra libro stampato e libro digitale, ma chi ha voluto seguire tali ricerche ha avuto sicuramente la sua soddisfazione.


 FONTI : ilpost.it

Università online..si o no?

Con lo svilupparsi degli strumenti  tecnologici e delle risorse del web, sono nati e si sono sviluppati nuovi strumenti che hanno sostituito o si sono accompagnati a quelli tradizionali. Questo è accaduto anche nel mondo accademico con la comparsa delle università online.
Queste università hanno adottato e fatto proprio il metodo dell'e-learning; caricano le proprie le lezioni  sulla struttura di e-learning e forniscono agli studenti i materiali sullo studio postandoli su apposite piattaforme online. Spesso per far si che studenti e insegnanti possano confrontarsi vengono create delle aule virtuali in cui appunto possano interagire ed è previsto che gli esami si svolgano in sede, alla presenza fisica del professore che ne valuterà la preparazione. Inoltre lo studente può dedicarsi allo studio comodamente nella propria abitazione e non è vincolato dalla necessità della presenza fisica e da orari. Questo rende le università online uno strumento molto apprezzato dai lavoratori, che riescono a gestire lo studio e a seguire i corsi adattandoli ai propri tempi e ritmi. Lo studente è protagonista del suo percorsi di studio e gestisce personalmente il proprio percorso.Sviluppandosi, le università online offrono ai propri iscritti la possibilità di scaricare i materiali di studio e di seguire le lezioni anche sui dispositivi mobile, che siano telefoni cellulari o tablet. Molti sono anche i servizi che queste offrono ,come il servizio offerto dall'università online 'Pegaso', la quale promette un servizio di rimborso in caso di mancata occupazione in seguito al conseguimento della laurea. Inoltre l'offerta formativa negli ultimi anni è nettamente aumentata e sono ben 11 le università approvate dal MIUR (Pegaso, Uninettuno,Unimarconi, E-campus, Unicusano, San Raffaele, Mercatorum, Unitelma, , G. Fortunato, I.U.L, Leonardo Da Vinci).
Come sono viste però queste università?
Sicuramente con l'occhio dell'indifferenza. Come tutte le nuove tecnologie, si scontrano con uno 'strumento' e una struttura tradizionale, in questo caso appunto l'università statale, di cui già sono accertati metodi e funzionamenti. A differenza delle università tradizionali queste università 2.0 sono ancora in fase di consolidamento e sono circondate da molti dubbi. Dubbi riguardo ai costi, la validità, la professionalità. 
Molte sono le speranze che si ripongono in questo nuovo tipo di università, considerate porte verso il futuro. Un futuro che queste università devono però lottare per conquistare, perché, in veste di nuova modalità di formazione, sono sotto il mirino di tutti coloro che studiano e si occupano di educazione e formazione. Futuro che ultimamente è in bilico, in seguito a un analisi sull'andamento di queste nuove università. Un analisi durata 6 mesi al termine dei quali le università telematiche non sono state dichiarate all'altezza. Queste le dichiarazioni del ministro  Maria Chiara Carrozza: «Basta alle deroghe per le telematiche. Devono avere regole certe come le università tradizionali, devono seguire criteri stringenti per l'accreditamento e il reclutamento del personale docente. Dobbiamo poter valutare, con gli stessi criteri validi per le università tradizionali, l'efficacia e l'efficienza dei corsi impartiti. Lo faremo nel prossimo piano triennale» «Le università telematiche devono aumentare il numero di docenti con contratto stabile, oggi ci sono troppi precari. Devono aumentare l'attività di ricerca, oggi piuttosto scarsa». 

In questo articolo ho cercato di dare uno sguardo al mondo delle università telematiche,  nei suoi pro e nei suoi contro, nei suoi punti di forza e di debolezza, di descriverne il funzionamento. Credo che un verdetto non possa ancora essere emesso, che non si possa emettere una sentenza di positività o  negatività assoluta riguardo al seguire questo tipo di università , ma che tutto dipenda dalle esigenze del singolo studente. Credo inoltre che queste università siano ancora in fase di sviluppo e che gli debba essere data ancora una possibilità, la possibilità di svilupparsi e dare molto.
Staremo a vedere!





Fonti:  http://www.informagiovani-italia.com/universita_online_corsi_laurea_online.htm
            http://www.infolaureaonline.com/uni-online-frequenza-esami/
            http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/12/18/le-universita-online-non-passano-lesame.html



L' e-learning app based: gira il mondo con Babbel!

Se da un lato il modo migliore di imparare una lingua rimane il buon caro e tradizionale soggiorno all’ estero, dall’altro è da ammirare come il fenomeno di sistemi app-based abbia sbaragliato fortemente la concorrenza. Da Berlino arriva Babbel! Applausi.
Che Internet abbia fatto breccia nei nostri cuori è ormai fatto risaputo, quasi realtà tangibile. Abbiamo assistito a fenomeni quasi paranormali grazie all’ esistenza della rete, un esperimento magico che ha superato qualunque tipo di aspettativa, infranto barriere spazio-temporali, e si prospetta un fronte in libera espansione da qua all’anno 10.000. Internet non ha solo plasmato la nostra vita quotidiana e il nostro tempo libero, ma anche il nostro modo di lavorare e soprattutto di imparare. Imparare a far tutto, imparare a cucinare, imparare a suonare, imparare a cucire, imparare a cantare, imparare a ballare, imparare a riparare una lavatrice, imparare a creare software, imparare ad usare internet stesso! Ma, avanzando in questa lotta con i suoi più fedeli alleati, connessione wireless e dispositivi mobili, è riuscito a rivoluzionare anche il nostro modo di imparare….ad imparare! L’interattività ormai è la nuova frontiera del mondo dell’ istruzione: la vecchia signora lavagna intossicata di gesso è stata sostituita dalla bella signorina LIM , sempre pulita e aggiornata e pronta ad esporre alla classe qualunque tipo di materia le viene richiesto; i cari vecchi registri perennemente macchiati di caffè felicemente rimpiazzati da bellissimi e delicatissimi tablet; le noiosissime lezioni universitarie sono ormai diventate rilassanti serie tv da vedere in streaming sul proprio sofà. Se sfogliamo gli store dei nostri smartphone o pc, possiamo vedere come applicazioni e piattaforme per l’e-learning vengono fuori come i fiori sui ciliegi a primavera: primato assoluto va alle app di apprendimento di lingue straniere. (No amici, Google Translator non potrà essere la nostra ancora di salvezza per sempre, rassegniamoci).
Gli ideatori del progetto Babbel, lanciato nel 2008, l’ingegnere Markus Witte, lo sviluppatore Thomas Holl e il consulente Lorenz Heine insieme ad un gruppetto di sei collaboratori, hanno sviluppato la piattaforma che permette di studiare ben 14 lingue diverse, dall’inglese all’indonesiano.
La startup made in Berlin conta oggi più di 260 collaboratori, 160 assunti e 100 freelance da almeno 26 nazioni diverse. Negli uffici di Babbel lavorano linguisti, esperti madrelingua, autori, traduttori, product designer, programmatori di software e speaker dei materiali audio, e ogni mese più o meno ci sono cinque new entry. Quindi altro che startup!


Ecco come funziona: innanzitutto è scaricabile su qualunque tipo di dispositivo ( computer, smartphone, tablet) con i più vari sistemi operativi ( iOS, Android, Windows Phone, Windows 8, Kindle Fire). Le lingue disponibili sono italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese, svedese, olandese, turco, polacco, indonesiano, norvegese, danese.  No, non preoccupatevi, Babbel ha pensato anche al russo,  ed essendo l'unica lingua che non utilizza l’alfabeto latino, ha proposto una tabella di traslitterazione, che introduce in maniera tematica l’intero alfabeto cirillico. Le lezioni durano pochi minuti e prevedono l’ apprendimento in vari livelli, in modo da poter partire da zero o approfondire la conoscenza di una lingua già studiata: queste prevedono il ripasso dei vocaboli e il riconoscimento vocale per apprendere la pronuncia corretta.
 Inoltre, quest’ app temeraria prende nota dell’apprendimento dell’utente, ovvero gli esercizi di ripasso vengono impostati di conseguenza e le parole studiate finiscono nel vocabolario personalizzato, collegato agli esercizi di ripasso. La registrazione è assolutamente gratuita e la gentile applicazione permette di seguire la prima lezione di ogni corso senza costi; l’abbonamento invece varia a seconda di quanto tempo si desidera usufruire del servizio, fino ad arrivare ad un prezzo di 59,40 per quello annuale. Considerato che il biglietto aereo per andare all’ estero difficilmente si aggira su queste cifre, non è poi così male. Insomma, un’ app e un modo di apprendimento che conta dalla sua solo punti favorevoli: non ho obiezioni da fare, signor giudice. Babbel wins

Fonti: http://www.lettera43.it/capire-notizie/babbel-quanto-costa-e-come-funziona_43675149229.htm

sabato 30 maggio 2015

Conoscenza libera? Ci pensa 'Federica'


'Federica' è il portale web Learning, nato nel 2007, che L'Università di Napoli Federico II,attraverso un finanziamento europeo del Por Campania, ha messo a disposizione per la formazione e l'apprendimento online. Una vera e propria "rivoluzione nel panorama didattico italiano", come ha dichiarato l'ex rettore della facoltà Guido Trombetti nel 2009 in un'articolo di Repubblica. Uno spazio virtuale dove accedere alle lezioni del proprio corso di studi, un portale per tutti libero e gratuito.  Studiare con 'Federica' (nome dell'ateneo al femminile) è semplice e veloce, il sito conta ad oggi 300 corsi e 5000 lezioni, inoltre la possibilità di seguire numerose lezioni attraverso i podcast di ITunes U., nessuna password, nessuna iscrizione. Una vera e propria libertà per la conoscenza, chiunque può imparare accedendo al sito ed entrando nei vari courseware messi a disposizione dall'Università Federico II. Un'ottima possibilità per tutti gli studenti non frequentanti, che desiderano avere gli appunti delle lezioni inseriti dai professori. Inoltre è un invito a tutti coloro che non seguono un corso di laurea, ma hanno fame e sete di apprendere per "cogliere  l' opportunità di seguire a distanza un corso universitario offerto da uno dei più prestigiosi atenei italiani", come hanno spiegato gli organizzatori dell'impresa. 
Dal 21 aprile 2015 'Federica' diventa 'eu', un nuovo portale di corsi online per suggerire agli studenti l'esperienza MOOC (Massive Open Online Courses, in italiano: Corsi online massivi aperti). Sempre gratuitamente si può accedere a 14 attività formative, che in autunno diventeranno 50. Dopo l'iscrizione, due lezioni a settimana saranno visibili anche dal tablet. L'apprendimento online sta diventando fondamentale e necessario per poter comunicare con i giovani della "Generazione Z", i nativi digitali del 1995, è per questo che con un semplice clic si potrà aprire il mondo universitario direttamente a casa propria, lezioni in streaming e le "Video lectures", filmati di otto minuti in cui si riassume il concetto chiave di una lezione. L'interfaccia del sito è stata interamente creata e ideata dallo staff della Federico II, che alla fine dei corsi di ogni sessione, ha messo a disposizione anche degli attestati con crediti formativi universitari. Un traguardo importante per una delle più antiche università del mondo, che si allinea ai tempi e al ritmo dei college americani. 'Federica' nel 2014 ha superato i 4 milioni di visite, il team di esperti del sito spera di raggiungere attraverso i MOOC ulteriori risultati per restare in gara in questa grande sfida per il sapere del domani. 
Non è facile capire per il momento qual è stato l'impatto dei MOOC su studenti e non, probabilmente non riusciranno mai a rimpiazzare le università "vere", ma secondo molti esperti (tra cui Clay Shirky, un saggista americano) l'esperienza dell'apprendimento online sarebbe molto utile e costruttiva e potrebbe cambiare l’università, come Napster ha fatto con la musica e Wikipedia con le enciclopedie. Che siano apprezzatati o meno 'Federica' e i MOOC, l'opportunità di ampliare le proprie conoscenze è sempre un elemento positivo. Se la tecnologia è utilizzata come strumento per ampliare i propri orizzonti non possiamo far altro che esserne felici.  

Fonte: Repubblica.it

Italia ed e-learning: testimonianza di una tendenza favorevole


Sia  per necessità di studio sia per approfondimento personale mi sono spesso imbattuta nella pratica dell’e-learning.
Lo sviluppo di software e applicativi web sempre più intuitivi nonchè la diffusione di un accesso alla rete sempre più facile e incentivata, sicuramente hanno contribuito all’uso di questa nuova pratica di formazione.
Personalmente ho tratto enormi benefici da questa modalità che in questi anni ho visto trasformarsi, ampliandosi da timida sperimentazione a sistema innovativo di formazione universitaria.
Ciò che ad un certo punto mi sono chiesta però è quanto le istituzioni abbiano influito su questo sviluppo repentino.

                                           L’Italia scommette sull’e-learning?


Nel cercare di rispondere  a questa domanda ho trovato un’interessante intervista a Massimo Faggioli, responsabile della sezione Didattica e Formazione dell’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica.
Ad una prima domanda relativa al confronto della situazione italiana nel più generale contesto europeo e statunitense, Faggioli sottolinea l’attenzione crescente dell’Unione Europea alla dimensione pedagogica dell’e-learning, che si è manifestata attraverso le indicazioni dei programmi comunitari susseguitisi negli anni.
L’Italia, nel seguire queste indicazioni, si è ritrovata un po’ in ritardo rispetto agli altri paesi della comunità nonché ai paesi d’oltreoceano e del continente asiatico.

Ben 53 Miliardi di dollari, è questo il valore del mercato mondiale dell’elearning nel 2010.
La maggior parte di questo business si svolge negli Stati Uniti ed in altri paesi Europei come Gran Bretagna e Germania.
L'uso di questa tecnologia fa dunque risparmiare tanto tempo e tanto denaro.
In Italia però la diffusione della pratica di formazione a distanza è stata notevolmente più lenta.
In particolare, per ciò che riguarda la IAD (Istruzione a Distanza) la fatica ad avviare nuove metodologie di apprendimento è dovuto alla radicata cultura scolastica tradizionale, difficile da implementare ed innovare poiché timorosa ed impreparata al cambiamento.

Ciò nonostante le tendenze sono positive.
Numerosi sono stati i piani nazionali promossi dal Ministero della Pubblica Istruzione per intervenire sull’alfabetizzazione digitale (di studenti e docenti) e sull’introduzione di strumentazioni tecnologiche di supporto alle attività didattiche.
Numerosi sono stati anche i corsi universitari avviatisi su tutto il territorio nazionale per lo studio delle innovazioni tecnologiche e l’adozione di metodiche e-learning (Politecnico di Milano, Università di Firenze nonché la recente piattaforma “Federica” dell’Università degli studi di Napoli Federico II, in fase di espansione sul modello MOOC).
Le risposte positive provengono anche dal fronte della formazione di tutor competenti, per integrare con risorse umane preparate questo sistema cosi “digitale” ma pur sempre fatto di persone.
Su questo argomento infatti, Faggioli sottolinea come siano gli stessi docenti italiani a percepire il bisogno di aggiornarsi come dimostrato dall’alto numero di iscrizioni volontarie agli eventi formativi.

In conclusione, dopo un inizio un po’ incerto e culturalmente difficoltoso da attuare, il piano italiano di implementazione delle tecniche e delle strumentazioni per l’apprendimento a distanza sembra ad una fase di accelerazione.
L’ambito accademico è quello in cui negli ultimi anni si manifesta più interesse e partecipazione.
Segnale che dopottutto “Il cambiamento è inevitabile, la crescita personale è una scelta” – Bob Proctor.



Fonti:

http://www.abacusweb.it/news/Quanto_scommette_lItalia_sullelearning_a_livello_di_istruzione/152/view/56/248/41/index.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/E-learning